15 gennaio 2010

Risposta al Prof. Massimo Cacciari (lettera non pubblicata)

Di seguito pubblico il testo del libro "Risposta al Prof. Cacciari" di un autore che per la privacy non nomino. Cliccare "Segue"
                                                         Prefazione
Questa è la risposta di un cittadino del Lido all'articolo-intervista al Sindaco di Venezia Prof. Massimo Cacciari pubblicato su “Il Gazzettino” in data 3 ottobre 2009 dal titolo: 

Il Gazzettino - Fatti molti interventi, è un'isola di ingrati.
Positivi gli investimenti dei privati, il Lido un'isola di ingrati che abbiamo coperto d'oro. Mi domando se qualcuno di quelli che oggi si mobilitano per salvare il forte abbia visto le condizioni degrado in cui versa attualmente. Ci sono sterpi, rovi, le pantegane che corrono: e meno male che si trovano privati disposti ad investire. Certe critiche sono davvero fuoii di senno, non capisco cosa vogliono al Lido. I privati ìnvestono, con spirito imprenditoriale, ma riqualificano anche pezzi di territorio, dalle piazze alla nuova viabilità, che poi rimangono a beneficio della collettività. E un ragionamento di una semplicità disarmante, ma al Lido si sa solo criticare. Basta, è ora di finirla con le critiche, bisogna essere positivi e costruttivi, altrimenti quest'isola affonderà nelle sue critiche, vittima di se stessa. Ben vengano, presto verrà sistemato anche il Blue Moon, con fondi privati, sono state migliorate le spiagge, con gli accessi al mare il Gran Viale diventerà bellissimo. I mecenati, che investono a fondo perduto, non ci sono più . Le risorse pubbliche non bastano, per cui ci vogliono tante di iniziative come questa che stiamo portando avanti. Progetti che, sempre in un'ottica di sostenibilità ambientale, rilancino il Lido permettendo agli  imprenditori di lavorare, er riqualificando pezzi di territorio. E c'è ancora la gente che protesta. E' una cosa totalmente fuori di senno. Non capisco ad esempio  per il Palazzo del Cinema cosa vogliono  sanno solo criticare. Un'opera che  tutte le parti d'Italia, vorrebbero avere, che dovrebbe essere motivo d'orgoglio per la città, e invece la gente si lega per non abbattere gli alberi, dove tanti si davano i bacetti. Gridano allo scandalo, quando, pochi metri più in là impiantiamo più alberi di quelli che c'erano prima. I lidensi la smettano di criticare e scelgano, una volta per tutti, da che parte stare.


Risposta
Nel  leggere l’intervista, rilasciata al Vostro giornale, dal Sindaco,  Prof. Cacciari,  nella quale   gli abitanti del Lido, genericamente  considerati, vengono  tacciati di ingratitudine  e  di essere “fuori di senno“ per l’opposizione, peraltro manifestata sempre molto civilmente, rispetto alle  diverse iniziative  assunte per il Lido dalla Giunta   (edificazione del nuovo Palacinema,  eventuale  riqualificazione dell’area   pubblica, sottoposta per legge  a vincoli paesaggistici , del “Forte “ di Malamocco,  ed altre numerose ancora, caratterizzate, sempre, da  notevole impatto ambientale), talvolta in collaborazione  con altre  autorità pubbliche, ma, ancor più’ spesso,  affidandosi   all’intervento privato, non si poteva non provare un  iniziale sentimento di irritazione, visto, l’ ormai insopportabile, e purtroppo consueto,  tono  infastidito,   saccente  e sprezzante usato  dal  Professore .
Successivamente, ad un più attento esame del merito delle dichiarazioni del Sindaco,  non poteva non subentrare un sentimento di autentica compassione  verso l’uomo e l’intellettuale. Compassione perché l’uomo, l’intellettuale   si rivela, ancora una volta, pienamente partecipe  del dramma che investe tutti  quegli uomini di cultura  che, nella loro esperienza politica, abbiano avuto un passato di più o meno intensa partecipazione a quello che   fu il PCI :  il dramma di chi, essendo stato dalla parte  sbagliata della Storia, e poi,  prendendo atto di quelle che il filosofo della politica Norberto Bobbio chiamava “le dure repliche della Storia“,  per tutto il resto della propria vita  intellettuale e politica,  si è trovato costretto a rincorrere affannosamente l’evoluzione dello scenario storico,  restando in un ineluttabile ritardo rispetto alla sua dinamica . Viene in mente,  in proposito, il paradosso, descritto dal filosofo presocratico greco Zenone, del corridore   che rincorre la tartaruga  senza mai riuscire a  raggiungerla.  Infatti  molti di quegli intellettuali,  dopo  che il PCI aveva  faticosamente ed inutilmente cercato di elaborare,  peraltro sempre  rimanendo all’interno dell’esperienza comunista, “terze vie“, che permettessero di coniugare la specificità dell’esperienza del comunismo italiano con i principi politici delle liberaldemocrazie  di riconoscimento e tutela dei diritti individuali, civili e politici di libertà, senza, però, mai arrivare ad una “Bad Godesberg“, ossia, come, avvenuto per l’ SPD tedesca, ad una piena sconfessione  dei fondamenti ideologici del comunismo   prendendo definitivamente atto che l’unica alternativa al liberalcapitalismo non poteva che essere l’esperienza  socialdemocratica, labourista  o  liberalsocialista, furono costretti, appunto dalle “dure repliche della Storia“, a riconoscere che  “ tertium non datur”,  ed ad approdare  alla ”riva“ della socialdemocrazia. Tutto ciò , però in una fase, fine anni ottanta primi anni novanta, in cui il modello  socialdemocratico entrava in profonda crisi, essendo entrata in profonda crisi la sua principale  “ creatura “: il sistema di “ Welfare State“. Sistema messo in crisi, da un lato dai processi di globalizzazione dell’economia, che costringevano gli Stati europei con elevati sistemi di Welfare a confrontarsi nella competizione globale con economie emergenti caratterizzate  da  sistemi di Welfare bassi od inesistenti  e, dall’altro  lato, dalle rivoluzioni neo–liberiste iniziate in Gran Bretagna e negli Usa nei primi anni ottanta, conosciute  come Tatcherismo e Reaganismo. Tali rivoluzioni  evidenziavano la degenerazione dei sistemi di Welfare, trasformatisi, da sistemi di migliore e   più equa distribuzione della ricchezza a favore degli individui e dei  gruppi sociali più deboli e disagiati, in sistemi generatori di deficit e debiti pubblici e quindi di distruzione della ricchezza attraverso livelli eccessivi di spesa pubblica, che la tassazione, pur aumentando abnormemente, non riusciva a coprire,  favorendo la formazione di burocrazie vessatorie nei confronti  della libertà degli individui e delle loro diverse forme di articolazione associativa, nonché  in sistemi di tutela di posizioni che , lungi dall’essere di debolezza o di bisogno, erano invece di privilegio parassitario, lasciando, invece ,  prive  di tutela le prime . Le logiche  della dottrina neo-liberista, semplificando veramente molto,   si potevano riassumere nei seguenti assiomi: “Lo Stato è sempre il problema  mentre il Mercato è sempre la soluzione, il Mercato deve essere lasciato il più’ possibile senza regole, vincoli e controlli   visto che “una mano invisibile“ avrebbe comunque  consentito di trovare, pur   nella competizione selvaggia  tra gli “animal  spirits“ , un equilibrio  comunque vantaggioso per  l’ interesse  generale “I sistemi di Welfare, e le burocrazie vessatorie da essi  generate , debbono essere smantellati, affidandone i compiti   alla iniziativa dei privati“ “Conseguentemente allo smantellamento dei sistemi di assistenza  previdenza, istruzione e sanità pubblici,   spesa pubblica e tassazione debbono essere ridotte ai minimi termini “ .
Questa dottrina ha avuto una grande capacità propulsiva ed innovativa del pensiero politico ed economico, influenzando, inevitabilmente, anche le sinistra  europee, principalmente quelle di matrice labourista (si pensi al  Labour  di Tony Blair ) o  socialdemocratica  ( si pensi alla SPD di Schroeder). Sinistre   che, naturalmente non sposando appieno  la dottrina neo liberista,  cercarono  di assorbirne alcuni principi elaborando nuove forme di Welfare, meno estese, burocraticamente  pesanti e  quindi meno costose, caratterizzate da una maggior responsabilizzazione degli individui e  dalla valorizzazione dei corpi intermedi tra lo Stato e l’individuo  .
Ciò avvenne anche in Italia,  coinvolgendo anche la parte più’ moderna ed avveduta della sinistra  post–comunista, compresi quegli  intellettuali   di cui stiamo esaminando l’affannoso peregrinare.  Intellettuali che, essendo approdati  ad  una visione liberale e liberista, rispetto alla quale si arrivò pesino a teorizzare “la fine della Storia“ , titolo di un fortunato saggio di Francis Fukuyama  dei primi anni novanta,  credevano di aver concluso la loro affannosa rincorsa alla Storia e di essersi, quindi, liberati,una volta per tutte, della ” maledizione “ del paradosso di Zenone .
   Ancora una volta, però, l’imprevedibilità  dello scorrere storico  si è divertita a spiazzare molti di loro, tra cui, certamente,  considerate le dichiarazioni    contenute nella Sua  recente intervista,  anche l’ ottimo Professor Cacciari .
 Infatti Il 2008, con lo scoppiare della grande crisi della  “turbo finanza  globale“, ha segnato la fine di un‘era, di una fase storica :   quella cominciata agli inizio degli anni ottanta del c.d. “neo liberismo assoluto e della deregulation  selvaggia“.   Il sistema della “turbofinanza “ si è fondato sull’ uso smodato, sconsiderato  della leva finanziaria e degli strumenti derivati, uso avvenuto in un contesto in cui la finanza era divenuta  non più’ una parte del sistema economico,  con la funzione di raccogliere capitali e  di far affluire credito e  liquidità al sistema produttivo delle imprese e del lavoro ed alle famiglie, ma un sistema a sé stante, autonomo ed astratto dall’ economia reale, la cui funzione era eminentemente degenerata in quella di creare  ricchezza finanziaria di “carta” attraverso altra ricchezza finanziaria “ di carta “ . Ciò consentiva la possibilità di realizzare  enormi guadagni in tempi brevissimi , oltre naturalmente , che per gli azionisti ,   anche e  soprattutto per il top management, attraverso il sistema perverso dei “bonus“. Nascita e sviluppo di un  tale sistema sono  stati resi possibili dal brodo di coltura del neoliberismo assoluto e della  deregulation selvaggia. I mercati finanziari lasciati, di fatto, in  una condizione di anomia (ossia di assenza di regole), con controlli solo formali ed esercitati da controllori in regime di conflitto di interessi con i controllati, ben lungi dal trovare l’equilibrio attraverso la famosa “mano invisibile “ evocata dagli idolatri del mercato,  si sono a tal punto squilibrati da giungere  ad un passo dalla paralisi e dall’implosione,  da cui sono stati tratti in salvo solo grazie  all’intervento degli Stati sovrani.  I quali, per salvare il sistema finanziario e per sostenere e rilanciare l’ economia reale , hanno fatto e stanno facendo spesa pubblica e quindi debito pubblico, con le conseguenza che il costo della crisi sarà, in definitiva, pagato, oltre dalla worker class, dai tax payers (ossia i contribuenti) e dalle generazioni future .
D’altra parte a queste politiche di stampo “neo keynesiano“, attuate in tutto il mondo sviluppato a cominciare  dagli USA dell’amministrazione  Obama , non c’erano alternative, pena il collasso del sistema capitalistico  .
Finita l’era del liberismo  assoluto, dell’idolatria del  mercato, sia  a seguito della sua degenerazione in capitalismo finanziario senza più  alcuna connessione con l’economia reale,  sia a seguito degli squilibri   e degli inconvenienti  provocati da una globalizzazione dell’economia, avvenuta,  anch’ essa, seza regole, senza governo ed in tempi troppo  veloci, una nuova era è cominciata  . Di essa si fa ancora molta fatica ad individuare, con precisione,  i caratteri   salienti. Al momento due di questi caratteri, sembrano, peraltro, delinearsi con sufficiente chiarezza: 1^ una rivalutazione del ruolo dello Stato e del potere pubblico nella sua funzione regolatoria rispetto al mercato (fine dell’ anomia del mercato e del c.d. “mercatismo”  e riappropriazione del primato della politica sul “pensiero unico  economico“) – 2^ fine della concezioni puramente economicistiche, per cui la pura e semplice  crescita del P.I.L.,  senza tenere conto dei costi sociali ed ambientali    di tale crescita , costituisce l’unico parametro di riferimento per valutare lo stato di benessere di una società. Già nelle settimane passate,  si è aperto un dibattito,  tra importanti  economisti,  sulla necessità di non considerare la crescita del PIL come un dogma cui sottomettere ogni altro aspetto  della vita umana, elaborando  un nuovo concetto di Pil, che comprenda anche e soprattutto la considerazione dell’impatto sociale ed ambientale  della crescita
Ebbene, rispetto a questa recentissima ulteriore evoluzione dello scenario Storico, economico e politico,  il Professor Cacciari appare, per l’ennesima volta, colpito dal paradosso di Zenone,  e quindi costretto, pateticamente, ad essere in  affannoso ritardo su una realtà storica  che, ineluttabilmente,  gli sfugge.
 Con le Sue dichiarazioni,  che evidenziano lo zelo, non si capisce se più patetico o ridicolo, del neofita o dell’adepto tardivo, si dimostra ancora pienamente  calato  nelle logiche  del “mercatismo “e dell‘ ‘”economicismo“. Logiche,  che ai Suoi occhi di intellettuale, reso poco lucido  da una perenne rincorsa alla Storia, che sempre gli sfugge, paiono come le migliori, anzi le uniche,  possibili e praticabili  .
 Lo  fa, da un lato, dichiarandosi, al fine della riqualificazione di aree pubbliche  ubicate nel territorio del Lido, assolutamente favorevole all’intervento dei privati,  sempre e comunque  (ormai vecchia logica “ mercatista “), e, dall’altro lato, sostenendo , con una  sicumera che sfiora l’ottusità,  la realizzazione di opere ed infrastrutture  sullo stesso territorio,  mostrando una preoccupazione  solo marginale e residuale per l’impatto ambientale che esse comportano,    ritenendole volano assolutamente indispensabile  per la crescita  economica dell’area (ormai vecchia logica “ economicista“  .
Ora, per non correre il rischio di passare dall’integralismo “ mercatista“ ad un altro opposto,  va riconosciuto che l’intervento privato può essere UNA delle soluzioni possibili per riqualificare aree pubbliche  che versino in cattivo stato,  ma non è certamente  l’UNICA  soluzione a disposizione,  da attuare ciecamente.  Proprio questo,  invece,  rappresenta un  integralismo superato dal nuovo scenario venutosi a creare e  che il Sindaco proprio non riesce a cogliere .
In particolare l’intervento privato dovrebbe essere attuato dalle Pubbliche  amministrazioni, ed in particolare da un’amministrazione comunale che, per definizione, dovrebbe essere la più’ vicina alla sottostante comunità  locale solo    in  via eccezionale, e dopo  attenta verifica sulla coincidenza, od almeno convergenza, tra l’interesse pubblico di cui l’amministrazione è portatrice, e l’interesse del privato.   Ciò perché, “visto che i mecenati non esistono più’ “ ,  come afferma  il Sindaco, il privato  persegue, e  legittimamente dal suo punto di vista, lo scopo di realizzare dal suo intervento un profitto   elusivamente, appunto, privato. Con più particolare riferimento all ‘ipotesi di affidamento da parte di amministrazioni pubbliche  a privati della  riqualificazione di aree  pubbliche,  una tale convergenza  interesse  pubblico – privato non sussiste,  sempre e comunque, nei casi in cui al privato  viene offerta dall’amministrazione, come contropartita per il suo intervento di riqualifica,  il cambio di destinazione d’uso  dell’area pubblica  stessa : da pubblica a privata,  o in regime di concessione o in regime di convenzione privata in forma di locazione o comodato. Infatti, in tal caso,  l’ area, passando da una destinazione d’uso pubblica  ad una privata, viene di fatto preclusa ad una fruizione pubblica, cioè da parte  della generalità dei cittadini  e riservata  alla fruizione  decisa dal privato, secondo il proprio interesse particolare. Quindi affidare a privati la riqualificazione di un’area pubblica  offrendogli il cambio di destinazione dell’ area,  consentendogli in tal modo  il perseguimento di un suo vantaggio economico  particolare, è  ammissibile e quindi  possibile quando si tratti di un tratto di arenile o di  spiaggia, molto meno  ammissibile e quindi possibile quando si tratti di un’area di verde, ed, infine, assolutamente inammissibile e quindi  da evitare quando si tratti di area , come quella del “Forte di Malamocco “ , sottoposta ,  per legge, a vincolo monumentale  o paesaggistico- Inoltre, l’intervento del privato, dovrebbe, per gli amministratori pubblici, rivestire  carattere di eccezionalità,  anche per una motivazione più  prosaica  e di ordine eminentemente pratico. Infatti    l’affidarsi  troppo frequente, da parte di amministratori  pubblici, specialmente di enti locali, ad imprese private per la soluzione di problemi di rilevanza pubblica, importa “innuce“ (potenzialmente) il rischio che tra amministratori e rappresentanti di imprese si possano instaurare rapporti organici, che possono travalicare l’aspetto puramente  amministrativo, e sconfinare in vere e proprie relazioni personali, con il conseguente rischio di vedere gli uni e gli altri partecipi di un unico “ comitato di affari “, che trasformi gli amministratori in curatori di interessi di questa o quella impresa privata, anziché della generalità dei cittadini, da essi governati .
Fenomeno, questo, che  negli ultimi tempi, si è riscontrato  più volte  in diverse amministrazioni locali, sia di destra che di sinistra, sparse in diverse parti d’Italia .
Per quanto più’ specificatamente concerne la vicenda dell’area pubblica del “Forte di Malamocco “ per la quale il Sindaco, abbagliato dal Suo patetico ed ormai superato mercatismo,  per cui l’intervento del privato a fini riqualificatori è sempre e comunque auspicabile come miglior, anzi unica, soluzione possibile, si può osservare quanto segue: (  prescindendo dalla questione, di ordine puramente giuridico–formale, se un’ordinanza governativa - ossia quella che conferisce al commissario governativo  nuove deleghe e più  ampi poteri sul territorio del Lido  per la più rapida realizzazione possibile  del nuovo Palacinema  attraverso la vendita dell‘area dell’ ex ospedale al mare  e per altro ancora -  possa superare un vincolo paesaggistico–monumentale stabilito per legge (come quello stabilito per l’ area del “Forte di Malamocco“ dalla Legge Galasso). Gli ampi poteri del Commissario Spaziante dovrebbero riguardare esclusivamente la realizzazione di  opere ed infrastrutture pubbliche e non anche il consentire ad imprese private (anzi ad una ben nota impresa privata: la “Est Capital“) di realizzare strutture private da utilizzare  a fini elusivamente privati ,  fruendo, però, del privilegio di  un iter burocratico  notevolmente più’ rapido ed agevolato   rispetto a quelli ordinari, in quanto collegato ai poteri commissariali . Ora, è  vero che la “Est Capital“ riqualificherebbe l’ area , attualmente in stato di degrado, ma ciò farebbe per edificarvi un residence  con annesso di piscina, centro fitness  e  discoteca bar, cosi’  sottraendo l’area ed i beni monumentali  ivi situati  ad una  fruizione pubblica e destinandoli  ad una fruizione puramente privata  in quanto riservata agli utenti a pagamento  delle strutture realizzate dalla ”Est Capital“. Di Grazia, oltre agli evidenti interessi privati della Est Capital e dei suoi azionisti, è in grado il Professor Cacciari, Lui si ormai fuori di senno   e non i cittadini del Lido, come da Lui sgradevolmente asserito,  di spiegare agli stessi quali sarebbero per loro le ricadute positive dalla realizzazione un simile progetto ?
Non sarebbe stato più’ coerente per un’Amministrazione,  peraltro sedicente progressista, come quella del Comune di Venezia, provvedere essa stessa alla impugnativa dinanzi al TAR della ordinanza governativa  conferitiva di poteri speciali al commissario Spaziante, rispetto all’uso improprio   dallo stesso posto in essere in quanto  volto a favorire una singola impresa privata, anziché lasciare, per l’ennesima volta, che a tutelare legittimi interessi pubblici fossero singoli cittadini ed associazioni di buona volontà,  chiamati, per l’ ennesima volta, a supplire al  colpevole  vuoto di iniziative degli amministratori locali  che, come sempre, brillano per latitanza? O, forse,  si deve pensare che le relazioni dei soggetti pubblici, variamente coinvolti nella vicenda del Forte, con quella nota  impresa e con i suoi rappresentanti,  siano diventati troppo frequenti, dando atto a quei fenomeni degenerativi, cui si accennava in precedenza ?
Più volte nella nota intervista, da cui trae spunto questo intervento, il Professor Cacciari si domandava di non riuscire a capire che cosa volessero i cittadini del Lido, pur “essendo stati coperti d’oro“ dalla Sua  amministrazione, e pur avendo il privilegio di  veder edificato sul loro territorio un Palazzo del Cinema  “che  qualsiasi altra città italiana vorrebbe avere  “ .
A titolo puramente personale, e senza pretendere di farmi interprete dell’intera comunità  Lidense, peraltro molto variamente articolata, alla domanda retorica  del Sindaco  potrebbe essere  data   questa risposta:  SI VORREBBE  UN‘ AMMINISTAZIONE COMUNALE, appena normale,   più attenta ad ascoltare la voce  ed i bisogni  delle comunità   residenti nel territorio  nelle  loro varie articolazioni, piuttosto che attenta ad intrecciare relazioni troppo strette con imprese private ed a venire incontro ai loro interessi particolari, spesso lontanissimi da quelli dei cittadini residenti - UN’AMMINISTRAZIONE più pronta ad mettersi di traverso rispetto all’operato  ed agli  atti di commissari paracadutati dal Governo centrale, se tale operato  e tali atti sono espressione di poteri esercitati impropriamente rispetto ai fini per i quali  sono stati conferiti, a vantaggio di pochi privati ed a danno dell’intera comunità - UN’AMMINISTRAZIONE più attenta ai problemi di  impatto ambientale, di inquinamento atmosferico e   di rilevanti conseguenze sullo stato   delle strade  del Lido causati    dallo   sviluppo  abnorme, verificatosi soprattutto negli ultimi anni, del traffico automobilistico  e particolarmente di quello  pesante,   che ha  trasformato,  principalmente nei mesi estivi, quelle strade in arterie di transito verso i cantieri di Pellestrina o verso i numerosi cantieri edili aperti al Lido per la realizzazione di grandi opere pubbliche  o di edifici privati, rendendo le arterie del Lido , per densità di traffico e livello di inquinamento dell’ aria, molto simili alla Romea o alla tangenziale di Mestre ante passante nei momenti di punta - UN’  AMMINISTRAZIONE , infine,  che cominciasse ad avere qualche perplessità sul processo di intensa cementificazione del Lido, in atto dagli Alberoni a Malamocco all’area delle ex “ terre perse “ ,    e che si interrogasse sul fatto se non fosse  il caso di porre  un termine ad esso, anziché consentire, senza battere ciglio, che si passi a cementificare pesantemente anche il centro, magari con l’ edificazione di orribili centri commerciali. Ma, soprattutto, si vorrebbe  UN SINDACO meno borioso, astratto, insulsamente vanitoso, e come tale, protagonista seriale di talk show televisivi,  nel corso dei quali è impegnato a discettare  sull’“universo mondo“, molto spesso  affermando delle assolute banalità, pronunciate, però , col  tono   ispirato  dell‘illuminato, unico depositario , purtroppo incompreso, della verità.  Un SINDACO  che     riuscisse a rendersi conto che, concedere  un  grande teatro pubblico , di  assoluto prestigio mondiale, come “La Fenice“, per lo svolgimento di una festa  esclusivamente  privata, sia pure  in onore  del figlio e  della nuora del mecenate  Pinault , cui senza dubbio  la città di Venezia tanto deve per la Sua opera di mecenatismo culturale ed artistico,  non è un modo consono per  esprimere la gratitudine della città,  ma significa soltanto avere le idee un po’   confuse sulla fondamentale distinzione tra sfera e luoghi pubblici  e sfera e luoghi privati,  che dovrebbe costituire l’abc per ogni uomo politico, ma che evidentemente il  professore non riesce a cogliere,  violando, o meglio profanando,  la sacralità pubblica del luogo, deputato esclusivamente allo svolgimento di cerimonie pubbliche, dando, cosi’, luogo ad una sorta di umiliante  “prostituzione “ della città, con l’avallo degli amministratori pubblici .
Per  terminare, il giorno in cui il Professor Cacciari deciderà di concludere la Sua lunga carriera politica durata oltre quaranta anni, che lo ha portato ad attraversare le più  diverse fasi dell’evolversi della Storia, senza, peraltro, riuscire mai ad  essere in sintonia con quello che la cultura tedesca definisce lo “ Zeitgeist “ (ossia lo spirito del tempo), annaspando in una progressiva perdita di capacità e lucidità di analisi,  sarà sempre  un minuto troppo tardi.  (Stendo un velo pietoso sulla confusa rincorsa al   territorialismo  localista, identitario e securitario con chiara inclinazione xenofoba della Lega,   posta in essere dal Sindaco, sia con la strampalata proposta di costituire un Partito Democratico del Nord a struttura federalista  e sia con la  richiesta di maggiori poteri in materia di ordine pubblico ai Sindaci del nord ,compreso sé stesso,  in una patetica imitazione dei sindaci–sceriffo della Lega. Il Sindaco dimentica che, come ha di recente   ricordato  il Presidente della camera, da sempre l’originale  è meglio e più credibile della  copia,  e che le risposte progressiste alla  claustrofobica ed angusta  chiusura  prospettata  dal territorialismo identitario e xenofobo della Lega,  dovrebbero avere una  connotazione originale, caratterizzata da  profondità  e lunghezza di veduta, considerando la questione non solo e non tanto come una pura questione di insicurezza degli “ indigeni “ e di risposte sul piano dell’ordine pubblico, ma anche  e soprattutto come una questione di integrazione ai valori fondanti della democrazia italiana, sanciti nella Costituzione  Repubblicana,  da risolvere sul piano della legalità Repubblicana  e, quindi, non   tanto sul piano delle restrizioni   ma su quello,  più civile, dell’acquisizione   da parte  dei migranti di una consapevolezza di doveri e diritti sanciti dall’ordinamento Costituzionale. Il solo pensiero di  un Sindaco, con autentico senso  dello Stato ed attento al bisogno di sicurezza avanzato dai propri cittadini,   dovrebbe essere quello  di  richiedere il maggior  sforzo possibile  dei i corpi dello Stato istituzionalmente preposti alla garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblici, che certamente sanno fare il loro mestiere meglio dei Sindaci sceriffi  o di sgangherate “ronde” di sedicenti “volontari per la sicurezza”. Che  il Sindaco si sia ormai ridotto ad inseguire Il “trogloditismo“ della Lega, senza essere ormai più capace di elaborare proposte originali, e di spessore autenticamente progressista, oltre ad essere motivo di sincera  tristezza per come sia ridotta la classe dirigente dello stesso schieramento progressista, induce severe considerazioni sullo stato di confusione in cui ormai versa l’ intellettuale.)
Per rimediare ai danni provocati dagli intellettuali e dai dirigenti  della generazione, in qualche modo sopravvissuta  all‘esperienza del PCI e poi trasmigrata, con lo smarrimento conseguente alla consapevolezza del fallimento storico del quadro ideologico di riferimento di quell’esperienza, nelle diverse formazioni che nel dopo caduta del muro di Berlino hanno preso vita nel polo progressista, serviranno, temo, anni   e  grande fatica  e dedizione da parte delle generazioni più giovani che, senza il gravame di quel fallimento, non saranno costrette  a rincorre la storia scimmiottando, pateticamente, orientamenti e politiche altrui .
Intanto sulla città si staglia minacciosa l’“imponente“ ombra  dell’inquietante attuale Ministro della Funzione Pubblica, forse ultima eredità velenosa  lasciata  ai cittadini veneziani di buona volontà dalla pessima Amministrazione Cacciari .

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